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Il mistero di Santa Rita: l’Odissea della statua più contesa di Trani

Sarah Avveniente
La statua di Santa Rita
Oggi la statua si trova nella sagrestia della chiesa di San Giovanni. Le circostanze che hanno determinato tale spostamento, tutt'altro che lineari, restano avvolte da un alone di mistero.
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La storia che leggerete ha radici lontane e disegna una vera e propria trama ingarbugliata di permessi, eredi, contese e scontri con una protagonista in legno massello: la statua di Santa Rita.

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Come molti tranesi ricorderanno, sino al 2007, la statua di Santa Rita era custodita nella chiesa di San Toma, in Piazza Tomaselli. Quest’ultima, ogni 22 Maggio, si animava per i solenni festeggiamenti dedicati alla Santa che attiravano molti fedeli e devoti. Oggi, invece, la statua si trova nella sagrestia della chiesa di San Giovanni. Le circostanze che hanno determinato tale spostamento, tutt’altro che lineari, restano avvolte da un alone di mistero. Attraverso le parole del signor Michele Musacco, dichiaratosi proprietario dell’effigie, raccontiamo le vicende che vedono protagonista la statua, come una vera e propria Odissea.

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San Toma, le origini – Facciamo un passo indietro e precisiamo che, come si legge nel SIUSA (Sistema Informativo Unificati per le Soprintendenze Archivistiche), la chiesa di San Toma fu costruita nel 1838 utilizzando il materiale di risulta proveniente dalla chiesa di Santa Maria dell’Annunziata. Questa, sita in piazza campo dei Longobardi, fu demolita nel 1832 per trasferirvi il mercato che, fino ad allora, si era tenuto in piazza del Popolo (attuale Piazza Marconi). Nel settembre del 1881 nacque la Confraternita del Sacro Cuore di Maria i cui amministratori prelevarono la titolarità della chiesa di San Toma da Francesco Giordano, unico erede della famiglia De Cuneo da Barbiano. A quanto pare, per volontà del canonico De Toma, fu scelta come Patrona della Confraternita, la Santa delle cause impossibili (canonizzata nel 1903 da Papa Leone XIII). Nel 1950, poi, un gruppo di devoti, con il placet dell’allora arcivescovo Reginaldo Maria Addazzi, decise di organizzarsi e formare un’associazione che potesse celebrare in maniera ufficiale Santa Rita. La scelta della sede non poteva che ricadere sulla chiesa di San Toma.

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La famiglia Musacco – Giungiamo così, al 1970 quando Domenico Musacco, fece realizzare la statua della Santa concedendola a devozione della Confraternita del Sacro Cuore di Maria, realtà distinta dall’Associazione di Santa Rita. “Precedentemente – racconta il signor Michele Musacco – a San Toma era presente un’altra statua di cartapesta, mal ridotta. Così, considerata l’imminenza della festa, mio padre fece arrivare dalla Germania una statua in legno massello, spendendo all’epoca ben 400 mila lire. Dopo una ventina di giorni arrivò anche un grande crocifisso che tuttora è posto al centro dell’altare della chiesetta. Sia la statua che il crocifisso riportano una targhetta in metallo recante la dicitura «a devozione», particolare degno di nota”. Le parole di Musacco, colme di coinvolgimento emotivo, sottolineano il fatto che l’effigie non sia mai stata donata alla chiesa e che il proprietario fosse dapprima Domenico Musacco e attualmente i suoi tre figli maschi (Michele, Giuseppe e Donato), unici eredi. In data 12 novembre 2008 “la statua è stata consegnata agli estranei” – dice il signor Musacco – e portata via dalla chiesa di San Toma. Ma procediamo con ordine, cercando di ricostruire gli eventi raccontati dal signor Michele.

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La ricostruzione ed il documento – A causa di incomprensioni tra l’allora presidente delle associate di Santa Rita ed il priore di San Toma, l’Associazione ottenne l’approvazione dell’Arcivescovo Giovan Battista Pichierri del cambio di sede in altra chiesa, insieme alla statua. Tuttavia era necessario che la famiglia Musacco approvasse il trasferimento. Perciò, il 17 Agosto 2007 il signor Michele incontrò il Vicario generale dell’epoca, Mons. Savino Giannotti, insieme a tutta la sua famiglia (madre, le quattro sorelle e i due fratelli), per firmare all’unanimità un documento scritto dello stesso sacerdote che recita: “Noi sottoscritti, insieme a nostra madre, desideriamo che si rispetti la volontà di nostro padre di donare la statura di S. Rita alla Confraternita del Sacro Cuore di Maria”. “Evidente – precisa Musacco – risulta l’uso improprio del temine donare. La targhetta in metallo posta alla base della statua parla chiaro, riportando la dicitura «a devozione»”. La decisione di lasciare l’effigie lì dov’era, però, doveva risultare chiara.

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La situazione si ingarbuglia – Una ventina di giorni dopo, infatti, il signor Michele racconta della comparsa di un nuovo documento datato 16 Ottobre 2007, firmato solo dalla madre, dalle quattro sorelle e da un fratello, recante l’autorizzazione a spostare la statua nella chiesa di San Giovanni. “Questo documento è illegittimo! Manca la mia firma e quella di mio fratello Giuseppe. Ci tengo a ribadire che gli unici eredi e proprietari dell’effigie saremmo noi figli maschi” afferma Musacco mostrando l’atto dell’ufficio del registro di Trani. Stranito dalle circostanze, il diretto interessato si recò presso la curia dove gli sarebbe stato detto che l’unico documento ritenuto valido fosse quello del 16 ottobre e che quello del 17 agosto non fosse mai giunto a destinazione.

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La situazione precipita – Il peggio sarebbe accaduto a partire dal 9 Novembre, data in cui il signor Musacco venne a sapere che la statua stava per essere consegnata alla presidente dell’Associazione di Santa Rita. Incredulo, si recò presso la chiesa di San Toma dove il furgone parcheggiato lì davanti, la presenza di circa quaranta associate e della signora Capogrosso, lasciavano presagire il peggio. Dopo aver affrontato un’animata discussione con la presidente, Musacco racconta di essere riuscito a congelare la situazione, evitando lo spostamento della statua. Fu inevitabile, tuttavia, la separazione dell’Associazione di Santa Rita dalla vita della Confraternita del Sacro Cuore di Gesù, disposta dall’Arcivescovo, che causò il rammarico dello stesso Mons. Giannotti. Lo documenta una lettera inviata da quest’ultimo alla famiglia, in data 11 Novembre. 

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Il blitz – Arriviamo, così, al momento cruciale dei fatti. Era la mattina del 12 Novembre 2007 ed il signor Michele racconta di essersi recato, insieme al fratello Giuseppe e ad alcuni testimoni, dall’Arcivescovo Pichierri per tentare nuovamente di evidenziare che lo spostamento della statua a San Giovanni non fosse mai stato approvato dall’intera famiglia. “L’Arcivescovo ha ribadito anche in questa occasione, davanti ai testimoni, di non aver mai letto il documento del 17 Agosto e di aver preso in considerazione quello del 16 Ottobre, illegittimo, nel quale veniva approvato il trasferimento”. Proprio quando le speranze sembravano perse, però, Michele Musacco sarebbe stato informato da Don Savino dell’inaspettato cambio di programma: l’Arcivescovo aveva acconsentito a consegnare la statua alla famiglia. Leggendo il verbale scritto dall’informatore emerge che l’effigie fosse stata posta nella macchina di un cugino dei Musacco e ridata ai proprietari. Le ultime righe di questo documento riportano però una circostanza alquanto singolare: “Non mi è stato possibile seguire la macchina perché ho soccorso, in via Mario Pagano, la moglie di Michele Musacco che,  allontanandosi da piazza Tomaselli, è svenuta”. Ma le parole incalzanti dell’erede confermano solo in parte l’accaduto. “Mentre io, mio fratello Giuseppe e Don Savino ci eravamo allontanati per aiutare mia moglie Maria, c’è stato un vero e proprio blitz! La statua è stata caricata su una Opel Astra nera e portata via rapidamente. Mio cugino era presente ma non era il proprietario di quella macchina.” A quanto pare, durante tutto il mese successivo il signor Michele avrebbe perso le tracce della statua nonostante, anche la lettera dell’Arcivescovo Pichierri, datata 14 Novembre ed indirizzata all’avvocato dei Musacco, dichiarasse di aver consegnato l’effigie alla famiglia.

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La statua rapita – “Un vero e proprio rapimento! Ho saputo solo dopo tempo che la statua era stata portata al Museo Diocesano per un intervento di restauro” afferma l’erede, sottolineando che la statua fu,  poi, malgrado tutto, collocata a San Giovanni. Le dinamiche risultano ancora una volta ingarbugliate e poco limpide.

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La nuova sede per la statua – Negli anni che seguono, Musacco non si è mai arreso. Ha raccolto prove e documenti, ha  interpellato legali e nel 2013 riferisce di aver scritto a Papa Francesco per raccontagli l’Odissea della sua statua. Nel 2017, venuto a mancare l’Arcivescovo Pichierri, prese il suo posto il Monsignore Leonardo D’Ascenzo e la situazione sembrava potesse finalmente capovolgersi. Il nuovo arcivescovo, infatti, interpellato da Michele Musacco, aveva acconsentito a riconsegnare realmente la statua alla famiglia ed invitato la signora Capogrosso a prepararne un’altra che avrebbe preso il posto della prima.

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L’effigie, oggetto di contesa, da quel momento, non è più collocata in una delle nicchie laterali della chiesa di San Giovanni, sostituita dalla nuova immagine dedicata alla Santa, il cui ingresso e benedizione sono avvenuti nel 2019. È proprio questa statua che, da allora, viene portata in processione ogni 22 Maggio.

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Poco chiare e da approfondire risultano le circostanze per le quali la Santa Rita dei Musacco attualmente sia ancora collocata nella sagrestia della chiesa barocca di Via Giovanni Beltrani. Ciò che, invece, non lascia alcun dubbio è la determinazione del signor Michele a riportare la cara statua presso la sua Itaca: la chiesetta di San Toma, dove il padre Domenico l’aveva fatta collocare nel lontano 1970.

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Speriamo che l’Avvocata delle cause impossibili, invocata nelle situazioni più complesse, possa aiutare a fare luce sul groviglio delle vicende che coinvolgono l’effigie a lei dedicata.

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sabato 8 Gennaio 2022

(modifica il 7 Luglio 2022, 9:07)

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