L'intervista

Dalla colazione a casa di Feltri al sogno di un podcast fronte mare. Il tranese e “pugliedrico” Antonio Giorgino alla conquista dei social

Jacopo Nugnes
Antonio Giorgino
Antonio Giorgino
Da Jeantoneria a CommenTony, i podcast di Antonio Giorgino conquista i seguaci e su suo zio, il giornalista Francesco Giorgino: «È stata un’ispirazione, anche se viviamo due mondi diversi, io cerco di “combattere” la televisione nei suoi paradigmi tradizionali, mio zio è un emblema della tv»
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Classe 2000, creativo, conduttore, opinionista (da bar), podcaster, poliedrico o “pugliedrico” come lui stesso si definisce, ma soprattutto tranese doc, si parla di Antonio Giorgino in arte “Giovane Tony” che da ormai 2 anni sta spopolando nel mondo social, soprattutto tra i più giovani, con i suoi coinvolgenti contenuti. I numeri parlano chiaro, 18.9 mila followers su Instagram, 122.5 mila followers e 5 milioni di mi piace su TikTok, insomma una vera e propria realtà social che riesce ad attirare anche la fascia di utenti più giovane attraverso podcast, interviste, o semplicemente esprimendo la sua opinione sui fenomeni più attuali, storici e culturali. Abbiamo avuto l’onore di fare qualche domanda ad Antonio riguardo quello che è il suo lavoro, ma anche quello che gli riserverà il futuro.

“Giovane Tony” è questo lo pseudonimo sui social dietro cui si cela Antonio Giorgino, un ragazzo appena laureatosi in Economia: «Sono assolutamente la stessa persona, Antonio Giorgino ha appena finito i suoi studi, Giovane Tony è un content creator, un podcaster, ma il personaggio e la persona sono assolutamente sovrapponibili. Quello che faccio, che condivido, è una sintesi dei riferimenti della mia vita, di quello che ho vissuto nella mia infanzia, dei libri che ho letto, dei film che ho visto e dei podcast che ho ascoltato, con la volontà di esprimermi e condividerlo a più persone possibile, a modo mio. Non mi sento esclusivamente un podcaster, un creator, o un piccolo imprenditore, ma nel complesso è la complementarietà di tutti questi elementi che mi definisce al meglio e mi fa trovare un equilibrio».

Il 18 febbraio 2022 Antonio dichiara, che “parlare è quanto più di naturale possa fare al mondo” presentando così il suo primo podcast intitolato “Jeantoneria”: «Le cose accadono quando l’attitudine incontra l’occasione. Aprire una media company era il mio desiderio originale, che covavo da un po’, ma era un passaggio estremamente complesso e forse prematuro. Alla fine dell’estate 2021, tornando a Milano, mi sono accorto di questa nicchia nel mio appartamento, e questo spazio vuoto mi ha fatto contemplare l’occasione, mi ha permesso di immaginare, andando oltre. Occasione che ha poi solo assecondato l’attitudine, ovvero la voglia di parlare, che in qualche modo già nutrivo da tempo, e così ho capito che sarei dovuto partire da lì, aprendo un podcast, nella mia stanza-riguardo gli inizi- Inizialmente ho lavorato da cameriere per racimolare un po’ di soldi, poi ho comprato per prima cosa un metro per calcolare gli spazi e successivamente tavolo, microfoni e i pannelli di jeans. Ricordo quasi con nostalgia i giorni di allestimento, perché quando rendi le cose tangibili, con sudore ed impegno, sembrano molto più vere e la fisicità dello studio del podcast mi ha permesso di alimentare un senso di responsabilità rispetto alla scelta fatta, al team che mi supporta e mi ha aiutato nel percorso, a perseverare. Nel mentre “Jeantoneria” sta crescendo e mi godo quello che sta diventando. Cambiare è l’unica chiave per continuare ad esistere».

Dopodiché Antonio apre un secondo format “CommenTony” nel quale commentava situazioni e fenomeni sociali, per poi aprirsi definitivamente al pubblico con il primo format dal vivo “Taxi driver”, una sorta di percorso che fa capire quanto sia importante per lui il contatto con la realtà e la parola: «Io mi nutro degli altri e cerco di dare parte di me agli altri, non solo con un risvolto sociale, credo sia una questione di indole. Non credo di avere molti talenti, ma mi viene facile parlare e scoprire storie. Se nel podcast posso parlare con personaggi più conosciuti, uso gli altri format per parlare con gente comune. Sono contento, rispetto alla mia percezione, emerge una dimensione di trasversalità della parola, di risultare una persona che può parlare con tutti».

Nel corso del tempo c’è stato poi, acquisendo anche più consapevolezza, spazio anche per la creazione di nuovi format e contenuti: «C’è un nuovo podcast che si chiama “Fotomerenda”, in collaborazione con un collettivo di fotografi, girato nello storico Bar Quadronno, a Milano, per il quale abbiamo intervistato anche Luca Ravenna. “Jeantoneria” esiste ormai da due anni e siamo finalmente approdati anche live, in mezzo al pubblico. Sui social c’è “Opinioni da bar” che è un format dove l’elemento principale è polarizzare, in un minuto e mezzo provo a confermare o scardinare l’opinione di passanti o amici e si può parlare di tutto, senza censura, nel rispetto dell’opinione altrui e del valore del dibattito, il più ritmato possibile. “Taxi driver” consiste invece in una normale corsa chiedendo al tassista di portarmi nel suo posto preferito, sia esso un bar, un ristorante, allo stadio (a volte li prendo anche al volo). C’è poi anche “Indovina chi?”, che sto pubblicando sempre meno, ed è un gioco che facevo con la mia ex fidanzata o anche viaggiando da solo in aereo, in cui cercavo di capire, a partire dalle apparenze, chi fossero gli sconosciuti che mi circondavano (età, lavoro, hobby, provenienza )».

Il suo primo podcast è nato proprio nel periodo post-Covid, che ha stimolato moltissime figure come quella di Antonio ad avviare i rispettivi percorsi: «Ci rifletto spesso, il periodo Covid non mi ha offerto stimoli inediti tali da cambiarmi radicalmente, ma mi ha permesso di guardarmi dentro e di comprendere chi fossi. Non c’è ricchezza più grande di alimentare la curiosità e la conoscenza, il privilegio più importante per noi giovani è conoscere noi stessi. Non si arriverà mai a conoscersi del tutto, ma esplorare, tendere a farlo, deve essere un obiettivo, perché ci aiuta a vivere con consapevolezza. Il Covid mi ha permesso di pensare e di demolire alcune verità in cui credevo in precedenza e cambiando gli occhi sul mondo ho scoperto chi fossi. Poi, dalla consapevolezza di sé, si trova anche più facilmente il coraggio di agire. Sono molto empirista, non c’è lezione più grande del fare, solo chi fa sbaglia, chi non fa, non saprà mai di aver sempre sbagliato».

Antonio ha avuto anche la fortuna di crescere in un contesto familiare in cui la parola fa da padrona così come dimostra la sua parentela con il giornalista Francesco Giorgino, conduttore del Tg1 per molti anni e ora a capo dell’Ufficio Studi Rai: «È stata un’ispirazione, anche se viviamo due mondi diversi, io cerco di “combattere” la televisione nei suoi paradigmi tradizionali, mio zio è un emblema della tv (ride). Penso siano comunque tutti quegli stimoli di cui si fa sintesi inconsciamente durante i pranzi di famiglia, sin da piccolo. Ho molta stima di lui, siamo persone diverse, facciamo cose diverse, ma penso sia stato un riferimento silenzioso nella mia infanzia».

Un percorso iniziato 2 anni fa che ha portato già i suoi frutti, basti vedere i numeri che Antonio ha totalizzato sui suoi profili social: «Non è un successo enorme, non credo siano numeri incredibili e, a dire il vero, credo siano anche pochi rispetto ad un lavoro intensivo di content creation. Per me, più che il numero totale, è importante l’intensità del seguito, avere persone che mi scrivono per realizzare un contenuto, che vogliono venire a seguire il podcast live. Preferirò sempre avere 20 persone che mi seguono attivamente, che mi conoscono e vogliono parlare con me, piuttosto che il quadruplo, ma senza uno scambio reale. Sono felice di ciò che faccio e soprattutto se piace al pubblico, che è sempre sovrano».

Il seguito maggiore arriva proprio dalla fascia più giovane della società spesso anche rappresentata dai nuovi adolescenti, di cui Antonio potrebbe essere quasi un esempio: «Ergermi ad esempio mi sembra velleitario e forse eccessivo. Penso che l’importante generazionalmente sia non perdere dei riferimenti, il primo è conoscere, se si perde questo è un dramma, la voglia di conoscere si alimenta con l’interazione e con gli stimoli. Penso che la nuova generazione abbia ancora curiosità, l’importante è che i mezzi attraverso cui si propaga la conoscenza siano efficaci e congrui per come quella generazione è abituata a fruire. E’ giusto che un 15enne non guardi il telegiornale, ma non per questo deve smettere di informarsi, deve saziare la ricerca di notizie altrove, magari accendendo Instagram, secondo paradigmi inediti. Cambiano i mezzi attraverso cui vengono soddisfatte istanze universali, ma non cambiano le istanze».

Tra i personaggi più noti ospitati da Antonio in “Jeantoneria” c’è anche Vittorio Feltri, giornalista e politico, fondatore del quotidiano “Libero”: «Le puntate del podcast nascono in modo diverso e questa è nata in modo davvero casuale. Questa puntata è nata da un incontro con un ragazzo in discoteca, con cui sono rimasto amico, io lo invitai ad una festa a settembre e lui a dicembre mi ha chiamato per chiedermi se mi facesse piacere intervistare Vittorio Feltri. Così a gennaio, anche un po’ incredulo, sono andato a fare colazione a casa di Feltri perché voleva conoscermi prima di rilasciare interviste, un ricordo che porto dentro ancor più della puntata. È una persona empatica, per quanto controversa. Abbiamo fissato l’intervista a febbraio e quando sono arrivato a casa sua c’era però già una troupe televisiva schierata e lui si era dimenticato che doveva andare in diretta su Rete 4 di lì a poco, quindi dal salone ci hanno spostati in sala da pranzo. Ho dovuto ridurre l’intervista ad una mezz’ora, da cui sono comunque venute fuori delle belle chicche, come per esempio la parte in cui l’ho fatto parlare in napoletano».

Se non si fosse capito, parlare è il suo hobby preferito e farlo con altre persone, e per di più anche dal vivo, è per lui un onore: «Ogni puntata è un privilegio, avere a disposizione un’ora della vita delle persone, siano esse note o meno, oggi, in questa dinamica di grande rapidità, è un privilegio, anche se non venisse pubblicato, questo è il senso di tutto -riguardo il podcast live- È un passaggio che desideravo sin dall’inizio, è stato bellissimo, c’erano più di 200 persone. Non c’è niente di più tangibile di fare qualcosa davanti alle persone e di poter testare immediatamente se c’è un sorriso, una smorfia, se una battuta fa ridere, è stata una serata indimenticabile e lo rifaremo a maggio. La dimensione del live mi fa impazzire e chissà che un giorno non si possa fare anche nella mia Trani, magari fronte mare». Quello iniziato da Antonio è un grande percorso di crescita che ha quindi degli obiettivi futuri molto precisi: «Voglio continuare a fare ciò che sto facendo, rinnovando sempre l’entusiasmo, che è importante per rompere l’inerzia. Il passaggio in cui si può incappare è proprio cadere nell’inerzia, in un flusso abulico, sentirsi arrivati, è fondamentale quindi rompere la routine, inserire continuamente qualcosa di nuovo, altrimenti ci si annoia e si finisce per annoiare il pubblico. Voglio vedere crescere ancora “Jeantoneria”, magari continuare a portarlo live con più frequenza, raccontare storie e sono convinto il meglio debba ancora venire. Ma soprattutto vorrei continuare a divertirmi sempre davanti alla camera e poi anche dietro la camera, ho iniziato a produrre contenuti per brand, sempre nell’intrattenimento, e mi piacerebbe vedere crescere anche questa attività. Solo il tempo ci dirà se è la strada giusta».

sabato 27 Aprile 2024

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