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Botteghe, artisti e artigiani: “Ci sentiamo licenziati da noi stessi”

Alessandro Landini
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Botteghe
Da ormai un anno gli artisti sono fermi, chi è titolare di una bottega è invece sull'altalena: chiusi, semi chiusi, aperti in base alle sfumature
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Parlano di penalizzazione. Uno svantaggio immeritato che non fa altro che  portarli a raschiare il fondo del barile delle loro risorse. Sono i titolari delle attività economiche della città di Trani, costretti ad abbassare le serrande della loro attività a causa dell'ordinanza regionale al fine di contenere il contagio da Sars-Cov-2. Di nuovo.  Con decorrenza dal 27 marzo e sino al 6 aprile 2021, tutte le attività commerciali consentite dal Dpcm del 2 marzo 2021 in zona rossa, chiudono alle 18, ad eccezione delle attività di vendita di generi alimentari, di carburante per autotrazione, di combustibile per uso domestico e per riscaldamento, delle edicole, dei tabaccai, delle farmacie e delle parafarmacie. 

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“Abbiamo fatto in modo che le regole siano uniformi su tutto il territorio regionale, senza creare disparità tra territori e comunità" dichiara il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Disparità che, stando alle dichiarazioni dei diretti interessati, si è ugualmente creata. 

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"Essersi adeguati ai protocolli di sicurezza imposti lo scorso anno non è servito a nulla. Siamo sempre penalizzati" dichiara Francesco Di Liddo, barbiere di Trani. "Ci ritroviamo ad essere buttati fuori dal nostro posto di lavoro ingiustamente". La sua attività, infatti, rientra tra quelle ritenute "non essenziali", e quindi sacrificabili. Così come anche mercati, negozi di abbigliamento, di calzature, di gioielli e centri estetici. La "discriminante" è la categoria merceologica trattata: se "di prima necessità" allora si può aprire, altrimenti no. 

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"Dallo scorso maggio abbiamo riaperto le nostre botteghe attuando tutte le procedure di sicurezza per tutelare noi stessi e la nostra clientela" continua Francesco. "Igienizzazione mani e posto di lavoro, mascherine per la clientela e controllo della temperatura era diventata ormai la prassi del nostro lavoro. Il nostro flusso di lavoro era gestito interamente su prenotazione, con rapporto 1 a 1. La sicurezza, quindi, era una garanzia, la stessa che manca in altri luoghi dove, però, è consentito andare".

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In principio fu il Decreto Ristori con l'ultima tranche arrivata, lo scorso gennaio, sui conti correnti delle attività colpite dalla crisi. Trasformato in Decreto Sostegno dal Governo Draghi , con gli accrediti previsti ad inizio aprile. Ma le attività "non essenziali" chiedono solamente di poter tornare al proprio lavoro. "Avere una perdita inferiore al 30% è comunque una perdita. Se superiore, invece, è una elemosina. Ci stanno facendo perdere uno dei periodi più fiorenti dell'anno. Chiediamo solo di tornare a lavorare".

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Oltre al piccolo commercio la situazione è drammatica anche per il comparto arte e cultura, fermo ormai da troppo tempo. Nella domenica delle Palme hanno fatto molto discutere le celebrazioni religiose tenutesi nella città di Trani, sia all'aperto che nelle parrocchie. Riti permessi, lo ricordiamo, sia dal Dpcm che dalle disposizioni dei vescovi. Una scelta che non ha fatto altro che montare rabbia e indignazione degli operatori del comparto musica e spettacolo, le cui attività dal vivo con presenza di pubblico sono sospese, così come il servizio di apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura. La domanda comune è una sola: perché è possibile partecipare ad una celebrazione con un centinaio di fedeli e non è possibile partecipare ad uno spettacolo? 

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"Non è assolutamente una lotta contro la Chiesa" dichiara Nico Landriscina, cantautore tranese. "Strano che le manifestazioni d'amore nei confronti di Dio si possano tenere ma il sistema dell'arte sia tutt'ora bloccato. Qualcuno ci deve rispondere". L'arte fa cultura, educa, regala emozioni, intrattiene e produce economia. Nico, come tanti lavoratori del settore arte e spettacolo, lavora a stretto contatto con feste, matrimoni e spettacoli. "Non lavoro e non vedo un contratto da un anno. Le persone vorrebbero solo sedersi, con la mascherina, e godersi uno spettacolo. Non possiamo aspettare il giorno in cui le mascherine non si utilizzeranno più. Abbiamo bisogno di determinate cose, sia per lavorare ma anche per star bene. Almeno questo non toglietecelo".

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Un grido di rabbia, di ingiustizia, che riecheggia tra i "bloccati" per scrollare la politica affinchè non vengano più utilizzati due pesi e due misure. 

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mercoledì 31 Marzo 2021

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