Cronaca

Processo American Express, al via perizia sulle revolving card

La Redazione
Tribunale di Trani
Il Tribunale ha conferito l'incarico a due esperti. Si torna in aula il 16 maggio
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Riprenderà il 16 maggio il processo, davanti al Tribunale collegiale di Trani, contro cinque manager italiani di American Express, accusati di concorso in usura aggravata e truffa per la diffusione delle cosiddette ‘revolving card’. Durante l’udienza di oggi è stato conferito l’incarico ai due periti indicati dal Tribunale per accertare come funzionano le revolving card. Dora Rizzi (commercialista) e ad Antonia Antonucci (docente di diritto commerciali dell’Università di Bari) hanno 90 giorni di tempo per completare la perizia e, per questo, il processo è stato aggiornato al 16 maggio. Successivamente, i giudici potranno emettere la sentenza.

La decisione di disporre una perizia ha sorpreso un po’ tutti, dal momento che Il pm Michele Ruggiero aveva già discusso il 29 novembre scorso e, a seguire, nell’udienza dell’11 dicembre, avevano concluso anche le difese dei cinque imputati, che avevano chiesto l’assoluzione. Il processo va avanti da oltre tre anni contro Giglio Del Borgo (direttore generale e rappresentante legale di American Express Service Europe Limited per l’Italia e responsabile area carte e viaggi dal 2005 al 12 marzo 2008), Francesco Fontana (rappresentante legale dell’American Express Service Europe Limited, dirigente dell’area ufficio legale); Massimo Quarra (che aveva lo stesso ruolo di Del Borgo dal 12 marzo 2008 in poi), Melissa Perinetti (dirigente dell’area prodotti carte di American Express) e Daniele Di Febo (dirigente dell’area compliance, che cura la conformità alla normativa italiana dei prodotti di American Express).

Sono accusati di aver concesso prestiti in denaro attraverso il rilascio di carte di credito ‘revolving’ (del tipo gold o blu) con tassi di interesse usurari, applicati in caso di ritardi nei pagamenti. La truffa, che avrebbe consentito al colosso americano delle carte di credito – si legge nei capi di imputazione – un “ingiusto vantaggio patrimoniale (costituito dagli interessi usurari)”, sarebbe stata possibile proprio grazie a “clausole negoziali insidiose e non intellegibili” oltre che all’utilizzo di “criteri e tecniche di calcolo degli interessi moratori-usurari scorretti ed erronei”.

La Procura aveva chiesto l’assoluzione (con la formula dubitativa) per Massimo Quarra, Melissa Peretti e Daniele Di Febo per non aver commesso il fatto; condanne a un anno e 4 mesi per Giglio Del Borgo e un anno e 8 mesi per Francesco Fontana per il reato usura, pena sospesa. Chiesta la prescrizione per il capo di imputazione relativo alla truffa.

L’inchiesta partì nel 2009, in seguito alla denuncia di un cliente di Molfetta che, a fronte di un prestito di 2600 euro, si era visto recapitare una richiesta di 686,54 euro per non aver pagato una rata di 129, 43 euro. Insomma, il tasso di interesse moratorio era del 54,21%, a fronte di un tasso soglia di riferimento del 25,23% stabilito per quel trimestre. Nel settembre dello stesso anno la Procura dispose sequestri e perquisizioni nella sede italiana di American Express a Roma. La guardia di finanza sequestrò l’archivio informatico relativo ai titolari di revolving card, la contabilità, copie della corrispondenza della società, del software per la gestione delle carte e del software per il calcolo degli interessi. E qualche settimana dopo vennero bloccate più di 900 carte revolving prima che potessero finire sul mercato. Intercettando gli indagati per usura, vennero fuori però conversazioni con politici e personaggi dell’informazione pubblica. Tra questi l’allora premier Silvio Berlusconi, l’ex commissario Agcom Giancarlo Innocenzi e l’ex direttore del Tg1, Augusto Minzolini. Ne scaturì un’inchiesta per concussione a carico di Berlusconi che fece non poco scalpore, poi trasferita per competenza a Roma e definitivamente archiviata.

mercoledì 17 Gennaio 2018

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