Usanze e tradizioni

Sposarsi a Trani negli anni ’50, quando il viaggio di nozze cominciava dalla stazione

Aurora Bucci
Aurora Bucci
Trani, matrimonio anni '60
Trani, matrimonio anni '60
Come si vivevano un tempo le nozze a Trani? Con lo scopo di raccontare e tracciare la storia della città abbiamo provato a darci delle risposte scavando nei ricordi di chi ha vissuto a cavallo tra gli anni ’50 e ’60
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1952, stazione ferroviaria di Trani. Valigie e sorrisi al posto giusto e tutto è pronto per uno scatto che resterà impresso nella memoria degli sposi e in quella dei loro parenti e amici più cari. Basta guardare questa vecchia fotografia che ritrae una coppia di sposi per provare istintivamente a tornare indietro nel tempo e chiedersi “chissà com’era sposarsi in quegli anni nella nostra città”. Nell’animo dei nostalgici si scatenano facilmente aneddoti, emozioni e domande. Come si vivevano un tempo le nozze a Trani? Abbiamo provato a darci delle risposte scavando nei ricordi di chi ha vissuto a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 questi eventi, nel tentativo di ricostruire un mosaico delle antiche sfaccettature legate a quello che in molti definiscono ancora oggi “il grande passo”: il matrimonio.

Quali erano, quindi, le usanze più comuni? Come e dove si festeggiava? Resiste qualcosa di ciò che prima era una consuetudine? E quali sono, invece, le tradizioni che ormai sono solo un lontano ricordo?

Le primissime indicazioni le fornisce proprio questa foto. I coniugi, appena contratte le nozze, sono in partenza per la loro luna di miele dalla stazione di Trani. Questa la testimonianza di una giovane donna che ha voluto condividere con noi dei ricordi legati ai viaggi di nozze d’un tempo a Trani: “Abitando da adolescente nelle vicinanze della stazione, ho alcuni ricordi di certe sere d’estate in cui con la mia famiglia, dopo cena, andavamo a fare una passeggiata nei pressi della stazione. Lì, infatti, c’era un piccolo giardinetto e, trovandoci da quelle parti, notavamo spesso la partenza degli sposi. In particolare, ricordo bene di aver visto più volte il lancio del bouquet fatto in stazione poco prima di partire per il viaggio di nozze. Ricordo anche che qualcuno dei parenti saliva sul treno con le valigie degli sposi per trovare loro un posto (perché non erano prenotati) e rischiava di non scendere in tempo al fischio del capostazione”.

Chi penserebbe mai, oggi, di partire per il viaggio di nozze in treno? Nessuno, o quasi. Ma soprattutto nessuno penserebbe a mete come Foggia o Bisceglie, per dirne due. Eppure, queste erano le prime (e a volte uniche) tappe di chi si sposava e non poteva permettersi di arrivare a Milano, Roma, Venezia o Napoli. Queste ultime erano mete riservate, invece, agli sposi di famiglie benestanti che potevano permettersi di spendere qualcosina in più. Solitamente la prima tappa del viaggio era sempre Foggia e lì si passava la prima notte di nozze. Tra gli alberghi più gettonati in cima alla lista si piazzava sicuramente il Cicolella, hotel 4 stelle ancora attivo e tra i più prestigiosi di Foggia. Il viaggio poi proseguiva per diventare quasi un “viaggio di famiglia”.
Gli sposi, infatti, venivano sempre ospitati da parenti della sposa o dello sposo e questo permetteva loro di visitare più località senza doversi preoccupare della ricerca di un alloggio. Si raggiungevano, così, nonni, zie, cugini, fratelli e sorelle trasferitisi altrove, soprattutto al Nord.

Questo presupponeva un certo spirito di adattamento da parte della coppia, che si ritrovava a dover fronteggiare abitudini e stili di vita già consolidati nelle case di chi li ospitava. Una signora ci ha riportato un aneddoto del suo viaggio di nozze molto divertente: “Io e mio marito, dopo esser stati a Milano a casa di mia sorella, ci ritrovammo a Vaprio d’Adda, un paesino piccolissimo della Lombardia dove ci volle ospitare a tutti i costi un cugino di mio marito. Non c’era nulla intorno a noi se non animali da pascolo. Suo cugino si svegliava alle 5 per dare da mangiare agli animali, ma eravamo costretti a svegliarci anche noi perché sentivamo le mucche muggire e il gallo cominciava a cantare prestissimo. Ogni mattina ascoltavamo sempre la stessa orchestra -racconta ridendo- Però almeno abbiamo risparmiato!”.

Ma facciamo un passo indietro. Prima di partire, quali erano le usanze più gettonate e come ci si preparava ai festeggiamenti? La fase di preparazione al grande giorno cominciava molto tempo prima, come oggi. Ma cosa è cambiato? Sicuramente erano poche le ragazze che compravano un vestito da sposa: la maggior parte utilizzava quello dell’amica preso in prestito, oppure lo faceva cucire da una conoscente o parente sarta. A questo proposito, è interessante il racconto di una signora che ci ha rivelato di aver condiviso il suo abito da sposa con la sua vicina di casa. “Lei mi propose di lavorare insieme per realizzare il suo vestito e, una volta finito, lo avremmo usato entrambe, prima una e poi l’altra. Io accettai, e così fu. Ci incontravamo a casa sua tutti i giorni: lei tagliava e io cucivo. Venne fuori un vestito bellissimo con i dettagli in pizzo e un velo lungo sette metri! Con lei e con l’aiuto di sua sorella, che era una bravissima sarta, ho realizzato tutto il mio corredo matrimoniale.” Quanto allo sposo, anche tra gli uomini esisteva una certa forma di solidarietà che portava alcuni amici a prestare il proprio abito, ma il più delle volte si comprava tutto quanto su misura.

Amici e parenti si occupavano anche di “arredare” la casa degli sposi. Dimentichiamo per un attimo le attuali liste nozze o la tipica busta con fior fior di quattrini da parte degli invitati. Non esisteva questa usanza. Gli invitati tutti, a partire dai parenti più stretti come genitori e suoceri, sceglievano di regalare tutto ciò che potesse essere utile per la casa: frigoriferi, lampadari, set di bicchieri e pentole, mobili per la cucina, divani, tappeti. Usanza consolidata era, poi, quella di mostrare tutti i regali di nozze ricevuti a parenti, amici e vicini. Ogni aspetto era lontano dallo sfarzo che, invece, domina oggi. L’idea di festeggiare in grandi sale ricevimento è una tradizione sviluppatasi con il tempo solo a partire dalla fine degli anni ’60, come ci racconta il signor Carlo, che ha lavorato in alcune delle sale ricevimenti più in voga in quegli anni: “Ho lavorato a Trani e nei più importanti locali limitrofi, tra cui il famoso Salsello a Bisceglie, la sala Lo Smeraldo a Canosa e al Brigantino a Barletta. Erano queste le sale preferite dai giovani per festeggiare il loro matrimonio, ma prima degli anni ’60 -’70 non si festeggiava al ristorante, era tutto molto più economico e si puntava alla semplicità e al risparmio”.

Molti separavano le fasi dei festeggiamenti, vivendo il pranzo a casa dei suoceri e il pomeriggio con il resto degli invitati per un piccolo buffet di dolci o prodotti tipici fatti in casa. Sono due i “locali” di cui abbiamo avuto testimonianza: la  sala De Cillis in Corso Imbriani, dove era possibile mangiare e ascoltare musica dal vivo e uno spazio all’interno del nostro caro ex cinema Impero, situato al piano superiore, che si affittava per permettere agli sposi di portare vassoi di cibo dolce o salato da offrire agli invitati.

Arrivata la sera e terminati i festeggiamenti, gli sposi si cambiavano e si preparavano a partire per il tanto atteso viaggio di nozze, accompagnati fino all’ultimo minuto dai propri cari, proprio come è stato per gli sposi nella foto che vi mostriamo, dalla quale è partito il nostro viaggio nel tempo tra le usanze legate a questo rito.

giovedì 21 Marzo 2024

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Vincenzo
Vincenzo
1 mese fa

La mia grande Famiglia!! Bella foto.

Nicola
Nicola
1 mese fa

Bellissimo articolo. Gli sposi erano mio zio e mia zia. Quanti ricodi

Vincenza
Vincenza
1 mese fa

Che bella foto sono i miei nonni materni che meraviglia