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Proprietà intellettuale, un’opportunità per le aziende su cui puntare

La Redazione
Medina Tursi Prato
L'intervista a Medina Tursi Prato, autrice di "La proprietà intellettuale", opera edita dalla casa editrice di Trani Ad Maiora
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Il termine proprietà intellettuale indica un insieme di principi giuridici volti a tutelare un vantaggio competitivo realizzato da chi ha creato qualcosa di innovativo, consentendogli di sfruttare tale innovazione in una sorta di regime di monopolio. Tra questi rientrano le opere artistiche e letterarie, le invenzioni industriali e i modelli di utilità. L’importanza di proteggere e valorizzare i diritti di proprietà industriale nasce da un concetto fondamentale: la competitività, cruciale nelle strategie di internazionalizzazione, non solo per le grandi imprese. Abbiamo approfondito l’argomento con la dottoressa Medina Tursi Prato, autrice di “La proprietà intellettuale” – edita dalla casa editrice di Trani Ad Maiora e facente parte della collana giuridica “Linee evolutive del diritto” – opera che offre un quadro di sintesi dei principali aspetti teorico-pratici di tutela e valorizzazione della Proprietà intellettuale, illustra come strutturare una strategia di protezione della stessa e le procedure di registrazione del marchio d’impresa, del disegno o modello e la brevettazione, negli ambiti nazionale, europeo e internazionale.
Dottoressa Prato, qual è il rapporto tra intelligenza artificiale e Proprietà intellettuale?
L’intelligenza artificiale (IA) è entrata in ogni aspetto della vita, toccando anche il campo della creatività e delle attività inventive, tanto da accendere un dibattito – ancora in corso – che verte, tra gli altri, sui diritti di Proprietà intellettuale, sussistendo un mancato raccordo tra l’evoluzione tecnologica in atto e la normativa di settore. Per quanto riguarda, in particolare, i brevetti, la legislazione non riconosce ancora formalmente la paternità delle invenzioni prodotte da sistemi di IA, in capo alle “macchine”.  Da un lato, infatti, attribuire diritti a un’intelligenza artificiale significa modificare la visione antropocentrica del diritto e la relazione tra uomo e tecnologia. Allo stato attuale, l’opinione prevalente consiste nell’attribuire diritti solo a inventori umani, trattandosi di diritti morali inalienabili, che possono essere assegnati a persone fisiche. Tanto più che l’invenzione è considerata una creazione dell’ingegno, inquadrabile in una dimensione prettamente umana. Dall’altro lato, tuttavia, è necessario fare i conti con gli sviluppi tecnologici, di cui la Proprietà intellettuale dovrebbe essere il piano primario di espressione. In uno scenario del genere, appare evidente, pertanto, la necessità di adeguare l’assetto normativo, giungendo a una posizione internazionale condivisa, che presuppone il più ampio coinvolgimento delle parti interessate, al fine di valutare le dinamiche sul piano della brevettazione e garantire una tutela omogenea. Esigenza, questa, che si colloca in un contesto ancora più vasto, ovvero la futura regolamentazione dei diritti delle macchine, che si impone non solo in relazione ai brevetti, ma anche e soprattutto in rapporto a questioni morali, di sicurezza e commerciali. Sarebbe auspicabile, pertanto, che il dibattito internazionale giunga alla necessità di riconoscere quanto l’IA stia rivoluzionando l’ambito delle invenzioni, con normative su misura, adeguate a uno standard condiviso sul piano giuridico.
Quali politiche pubbliche mirano a sostenere la diffusione e la valorizzazione della Proprietà intellettuale nel nostro Paese?
Il 23 giugno 2021 il Ministero dello Sviluppo economico ha reso note le “Linee di intervento strategiche sulla proprietà industriale per il triennio 2021-2023”, come primo atto ufficiale in attuazione del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il documento evidenzia i macro-obiettivi da perseguire, che riprendono e sviluppano, a livello nazionale, le “sfide” lanciate dalla Commissione europea per: migliorare il sistema di protezione della Proprietà industriale (PI); incentivarne l’uso e la diffusione da parte delle PMI; facilitare l’accesso ai beni immateriali e la loro condivisione, garantendo nel contempo un equo rendimento degli investimenti; garantire un rispetto più rigoroso della PI; rafforzare il ruolo dell’Italia nei consessi europei e internazionali di riferimento. Per quanto riguarda, in particolare, l’esigenza di incentivare l’uso della Proprietà industriale, le politiche pubbliche puntano a: garantire il sostegno finanziario agli strumenti per la valorizzazione dei titoli di PI (le misure di sostegno finanziario denominate Brevetti+, Marchi+, Disegni+, sono divenute oramai un punto di riferimento per le piccole e medie imprese); supportare l’accesso ai servizi di consulenza specialistica (pensiamo, ad esempio, al Voucher 3i che ha sostenuto, nelle precedenti annualità, le start up innovative, finanziando i servizi di consulenza necessari per la tutela e la valorizzazione in Italia e all’estero dei brevetti per invenzione industriale); promuovere azioni per la valutazione economica dei titoli; valorizzare gli esiti della ricerca pubblica promuovendone i brevetti; rafforzare le reti territoriali di assistenza alle imprese. Le Linee strategiche hanno trovato, ad oggi, un primo risultato nel disegno di legge di revisione del Codice della Proprietà industriale (D.lgs. 10 febbraio 2005, n. 30), approvato dal Consiglio dei ministri il 6 aprile 2022, di cui è in corso l’esame parlamentare. Tra le novità previste: una maggiore semplificazione e digitalizzazione delle procedure amministrative; la protezione temporanea di disegni e modelli che figurini in esposizioni; la possibilità di posticipare il pagamento delle tasse brevettuali riconoscendo la protezione dalla data di deposito della domanda; il rafforzamento della tutela delle indicazioni geografiche e denominazioni di origine dei prodotti rispetto a fenomeni di imitazione. L’azione pubblica, quindi, è tutta tesa a promuovere azioni e iniziative che aiutino cittadini, imprese e Istituzioni a sviluppare, sempre di più, una maggiore coscienza collettiva in relazione ai diritti di Proprietà industriale e a riconoscere e sfruttare il valore dell’innovazione come leva di crescita economica.
Che portata ha il fenomeno della contraffazione e come incide sui diritti di Proprietà intellettuale?
La contraffazione è un fenomeno dilagante, che produce danni considerevoli, dai pericoli per la salute dei consumatori fino agli effetti economici legati all’alterazione delle dinamiche di funzionamento del mercato, determinando effetti negativi sulla tenuta delle imprese. La cultura della Proprietà intellettuale, la cui diffusione dovrebbe essere alimentata a partire dalle generazioni più giovani, non è utile solo a comprendere l’importanza strategica della stessa e i vantaggi connessi, ma diventa anche uno dei mezzi più efficaci di lotta alla contraffazione. La sensibilizzazione verso queste tematiche implica, infatti, atteggiamenti e comportamenti che finiscono per essere orientati a una maggiore tutela dell’originalità dei prodotti e della legalità. Del resto, i numeri della contraffazione parlano chiaro e dimostrano come la stessa rappresenti un rischio significativo per la PI in un’economia aperta e globalizzata. Secondo il Rapporto Iperico 2021, tra il 2008 e il 2019, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e la Guardia di Finanza hanno effettuato circa 185.000 sequestri, con quasi 570 milioni di pezzi contraffatti sequestrati, per un valore complessivo stimato di oltre 5,8 miliardi di euro. Dati preoccupanti arrivano anche dallo studio “Il commercio mondiale di prodotti contraffatti: una minaccia preoccupante”, elaborato dall’EUIPO e dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), pubblicato nel 2021, che ha evidenziato come il commercio mondiale di prodotti contraffatti, nel 2019, ammonti a 412 milioni di euro, pari al 2,5% degli scambi commerciali mondiali. Le importazioni nell’Unione europea di prodotti contraffatti hanno raggiunto quota 119 miliardi di euro, pari al 5,8% delle importazioni totali nell’UE provenienti dal resto del mondo.
Il suo rapporto con la casa editrice Ad Maiora.
“Il rapporto con la casa editrice AdMaiora è ottimo e basato su stima reciproca. Un ringraziamento particolare al Direttore editoriale della collana “Linee evolutive del diritto”, l’Avv. Triestina Bruno, che mi ha consentito di lavorare in piena fiducia e serenità”.

mercoledì 9 Novembre 2022

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