Un tempo per riposare, un tempo per lavorare. È una delle frasi che il sindaco ha scritto sul proprio profilo Facebook per rispondere alla notizia "fake" pubblicata tramite la modifica creata artatamente, tanto da indurre persino un sito di informazioni a pubblicarla, seppur per breve tempo, creando confusione. Una farneticazione generale che è esplosa, come sempre, sui social network. Anche la nostra casella di messaggistica del profilo Facebook è stata presa d'assalto da genitori o studenti.
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Quello che ci ha colpito non è stato tanto l'interesse quanto la violenza della parola. Ognuno di noi gioca in un ruolo, indossa una maschera, che potrebbe trasformarsi nella parte più autentica della propria personalità (Pirandello docet) e per questo è "accettabile" che uno studente possa tifare per la chiusura della scuola. Fisiologico che un genitore possa interessarsi al "domani" per gestire la propria quotidianità. Ma la violenza della parola, da parte dei giovanissimi che sono intervenuti, dai messaggi della nostra chat, ai commenti del profilo Facebook del sindaco, non può essere una maschera.
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Oggi si rientra a scuola. E così come c'è stata premura da parte della macchina messa in moto in questi giorni per "supportare" la cittadinanza e garantire la sicurezza spargendo di sale le zone di interesse maggiore, sarebbe opportuno trovare un modo per spargere sale anche sulle zucche di qualcuno.
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