La Lampara e quell’accordo di gestione saltato. L’ultimo gestore: “Stimo 2 milioni di euro persi dalla chiusura”

Vincenzo Avveniente
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Le tappe della chiusura di un immobile comunale che, all'esito dell'ultimo bando, sembra interessare più a nessuno
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Le tappe della chiusura di un immobile comunale che, all'esito dell'ultimo bando, sembra interessare più a nessuno

Per generazioni di ragazzi, ora cresciuti, che ricordano La Lampara come il primo posto dove si è trascorsa una notte di ballo, ne stanno via via crescendo altre che quel luogo, ora fatiscente ai piedi di Colonna, non sanno neanche cosa fosse. Chiusa dall’aprile del 2018, l’ex discoteca è stata preda di vandali e furti, abbandonata nel degrado e nell’incuria, oltre che in pericolo di crollo. L’ultimo atto di indirizzo dell’amministrazione comunale in ottica di recupero della struttura è stato il bando di gestione emanato a novembre 2023 e chiuso a febbraio 2024 senza alcuna proposta.

L’ULTIMA GESTIONE

“Quello della Lampara rappresenta un disastro annunciato” dichiara Giorgio Lattante, ultimo gestore della struttura che nel novembre 2013 subentra con la Cooperativa dei Lavoratori Lampara, tramite fitto di ramo d’azienda, nel contratto di gestione in capo al sig. Di Lollo con la Ditta individuale DIDI. Quest’ultimo contratto, sottoscritto nel 2006 e con scadenza nel 2018, prevedeva un canone di locazione di 4.800 euro mensili da versare nelle casse comunali. Al momento del subentro della Cooperativa, la situazione debitoria in capo a Di Lollo ammontava però oltre 200mila euro: la Cooperativa decide, con un piano di ammortamento studiato fino a termine contratto, di risanare tale debito con una quota di circa 2mila euro mensili.

LO SGOMBERO INTIMATO

“Con poche risorse, da semplici dipendenti, in dieci lavoratori fondiamo una Cooperativa che durante la sua attività contava su circa duecento dipendenti. Iniziamo a lavorare e le cose vanno sempre meglio, fino a quando a febbraio 2016 il Comune ci intima uno sgombero, nonostante fino a quel momento con regolarità stessimo pagando canone e rate del debito che volevamo accollarci. A noi interessava arrivare a fine contratto con le ultime due stagioni, tuttavia proponiamo al Comune di caricarci l’onere di altri sei anni, perchè lasciare il bene senza gestione avrebbe potuto costare caro” anticipa Lattante.

I PARERI DEGLI AVVOCATI 

Dopo una serie di discussioni verbali, il 26 gennaio 2016 l’avv. Clelia Conforti viene incaricata dal Comune per esprimere un parere a Sindaco, avv. Capurso e dir. Didonna, circa il recupero della situazione debitoria in capo alla Ditta Di Lollo cui nel luglio 2013 era già stata notificata ingiunzione di pagamento, poco prima del subentro della Cooperativa. Specificato come lo stesso Di Lollo abbia nel frattempo provveduto a spossessarsi dei suoi beni, e risultando quindi il debito da lui non più esigibile concretamente, la giurista suggerisce di rinegoziare il contratto con la Cooperativa dei Lavoratori, che a maggio 2017 interromperà poi, di risposta, la corresponsione del canone locatorio.

Secondo parere, il 6 ottobre 2017, quello dell’avvocato comunale Capurso il quale sostiene che dopo una serie di analisi, per il contenzioso con la Cooperativa, gli interessi del comune siano mettere a regime contrattuale l’immobile e recuperare debito di Di Lollo, suggerendo di proporre alla Cooperativa un contratto di 6 anni con immediato pagamento debito residuo di Lollo e delle somme nel frattempo non versate per il canone, per “scongiurare liti, vandalizzazione beni, perdite denaro non recuperabili”, ossia tutto ciò che in seguito si è verificato.

LE NEGOZIAZIONI

Per tramite del dirigente Didonna, la proposta transattiva e immodificabile viene formulata il 31 ottobre 2017 alla Cooperativa: un nuovo contratto di 6 anni rinnovabili ad altri 6, il 50% dei lavori di manutenzione straordinaria a carico del nuovo locatore, un nuovo canone innalzato a 6mila euro ed il pagamento del debito residuo di Di Lollo pari a 1200 euro mensili da corrispondere nei 12 anni, questi i termini offerti dal Comune che la Cooperativa, l’8 novembre 2017, accetta.

L’ULTIMO BALLO

Nessun seguito fu dato a quella negoziazione ed il 25 aprile 2018 va in scena l’ultima festa che la sala da ballo possa ricordare. Il Comune aggiudicare la gestione con una nuova gara pur decidendo di perdere così l’ultima occasione di recuperare l’enorme debito di Di Lollo. E allora ecco i primi furti, nell’estate 2018, dove vengono rubati elettrodomestici, infissi, documenti. “Nel frattempo – sottolinea Lattante – non potevo neanche più entrare per recuperare le mie cose perchè le chiavi erano cambiate. Forse non entro in struttura da quattro anni, e nel frattempo c’è un tetto che è crollato”.

IL BANDO

Il bando arriva nell’estate 2019 con sei società proposte, tutte escluse per mancanza dei requisiti. Tra queste anche la Gest Maggi, attuale gestore del DF a Bisceglie, sulla cui esclusione aveva poi fatto ricorso al Tar ed il quale si è espresso proprio negli ultimi giorni, ha confermato la ragione in capo al Comune di Trani. Una proposta transattiva fatta saltare, dunque, per un bando andato deserto. Altra causa giudiziaria è quella iniziata nei confronti della Cooperativa, nel frattempo chiusa, che il Comune ha vinto in sede legale ma che non effettivamente non le consentirà il debito dei canoni non versati dalla stessa.

LA LAMPARA, ORA

“Proponevo 90mila euro annui, ora la svendono e nessuno vuole prendersela” commenta Lattante riferendosi all’ultimo bando andato deserto con cui si chiedeva un canone di 26mila euro a partire dal quarto anno di locazione e ridotto per il secondo e terzo anno. Inoltre si prevedevano lavori di ristrutturazione a carico del concessionario, tra cui la rimozione della struttura in vetro che isolava acusticamente lo spazio e della tettoia storica, con obbligo di rendere la struttura dunque scoperta e open air.

Ad un esperto del settore, che nel frattempo dirige un’altra vicina discoteca, l’ex Divinae Follie, le falle dell’ultima gara sono lampanti. “Tra almeno dieci cose che lasciano a desiderare, c’è quella per cui il locale può essere destinato a pubblico spettacolo e ristorazione, ma con divieto di discoteca. E’ un controsenso enorme, che sia un gruppo live o un dj set, la normativa non fa distinzione, chi decide che quello spettacolo sia discoteca o no? Tanti imprenditori che mi hanno contattato si sono messi a ridere quando l’hanno letto. Poi si vuol scoprire il locale dal tetto, togliendo la struttura in vetro che fu donata da Di Lollo e la storica tettoia dell’arch. Lafuente. Dopo aver investito almeno 1 milione di euro per rimettere in piedi il locale, chi viene per lavorarci solo nei mesi estivi?”

LA LAMPARA CHE SARA’

Secondo una stima tra soldi persi e soldi non riscossi, secondo Lattante, il Comune ha bruciato in questi anni 2 milioni di euro. Nel frattempo, quello che anche in sede penale fu acclarato essere un bene che sorto prima delle abitazioni adiacenti e dunque in diritto di poter emettere musica negli orari notturni, ora ha perso questo privilegio con la costituzione di nuovi appartamenti nei dintorni durante gli anni di inattività. “La Lampara di Mina, che dal sindaco Mongelli doveva essere il punto ludico ricreativo della città, ora è una discarica a cielo aperto” commenta Lattante. “Nella città più danzante della Bat, che d’estate accoglie numerosi forestieri nei suoi locali da ballo fino a notte inoltrata, il problema sembra esser dunque un problema di definizione, quello di “discoteca”.

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