La storia

La storia vista da vicino. Matteo Dimaggio e la sua collezione tra social e ricerche

Fabio Pengo
Fabio Pengo
Matteo Dimaggio
Tra un’impegno universitario e l’altro, armato di paletta e metal detector, Matteo viaggia in lungo e in largo la Puglia alla ricerca di tutto ciò che possa ricondurre temporalmente alla Seconda Guerra Mondiale
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Mentre in Italia è in ascesa la figura dell’influencer-storico, anche grazie a podcast e conferenze, come quelle del professor Alessandro Barbero, o ai video su Youtube, come Nova Lectio, a Trani c’è chi, prova a ricostruire e restituire piccoli pezzi di storia sporcandosi le mani di terra. Matteo Dimaggio è un giovane universitario con la passione per la collezione di cimeli storici. Passione che condivide con chi lo segue sul suo profilo Instagram, dove condivide le sue scoperte e le nuove aggiunte alla sua piccola collezione. Tra un’impegno universitario e l’altro, armato di paletta e metal detector, Matteo viaggia in lungo e in largo la Puglia alla ricerca di tutto ciò che possa ricondurre temporalmente alla Seconda Guerra Mondiale. Ogni oggetto racconta e custodisce una storia. Setacciando terreni incolti è riuscito a recuperare cimeli non solo italiani, ma anche stranieri, e a ricostruire battaglie che i libri di storia hanno lasciato scivolare al di fuori delle loro righe. In questi anni è riuscito a raccogliere alcuni pezzi pregiati come due bandiere giapponesi: una issata su una nave da guerra e un’altra classificata come “bandiera di porta fortuna”, regalata al soldato prima della partenza per il fronte, dove i parenti scrivevano una frase ben augurante. E ancora elmetti, tedeschi e italiani, bossoli esplosi di armi e parti di pistole delle varie fazioni belligeranti.

Nel 2015, quando mio padre mi portò al padiglione delle nazioni della Fiera del Levante. Tra i vari stand di Marocco, Egitto e Palestina, c’era anche quello russo – racconta Matteo – Tra gli oggetti di che attirarono la mia attenzione, c’era anche un cappello da ufficiale russo. Lì per lì ci sembrò dovesse risalire alla seconda guerra mondiale e questo mi spinse poi a fare ricerche che mi fecero capire che era un falso”. Conscio del fatto che la sua passione sia difficile da poter trasformare in un lavoro redditizio, ha quindi deciso di seguire le sue inclinazioni scientifiche, iscrivendosi al corso di Ingegneria ambientale dell’Università di Bari. Nei momenti difficili però, quando una pausa si rende necessaria per staccare la spina, lascia tutto e si dedica alla ricerca e alle sue spedizioni. Molto spesso però capita di poter acquisire qualcosa anche dalla gente che, in un remoto angolo della propria cantina, trova qualcosa appartenuto ai propri nonni. “Al momento la mia area di ricerca preferita è quella del tarantino dove, già in passato sono riuscito a raccogliere parte dei pezzi della mia collezione. Mi sto concentrando sulla verifica di un possibile scontro a fuoco tra truppe inglesi e italiane avvenuto nel 1943, anche se quei pochi riferimenti che ho trovato lo hanno consegnato alla storia come ‘sbarco pacifico’. Appena avrò un po’ di tempo mi affaccerò all’Archivio di Stato e all’Archivio Militare di Roma per avere altre informazioni”.

Qualche ricerca l’ha fatta anche a Trani, dove però scontri di vasta entità non ci sono stati. E’ ancora nella memoria collettiva il bombardamento del porto che causò la distruzione del teatro Ferdinando (piazza Teatro), poi demolito negli anni successivi, e alcuni rastrellamenti dei tedeschi. “L’unico scontro a fuoco di cui sappiamo qualcosa è quello avvenuto nella zona del cimitero tra i tedeschi, che stavano riparando a Barletta, e una pattuglia canadese. In quell’occasione gli Alleati riuscirono a mettere in difficoltà le forze dell’Asse e distruggere alcuni loro veicoli. Scommetto però che se cercassi in maniera più accurata, potrei trovare qualcosa di più interessante”.

martedì 23 Gennaio 2024

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