Pomeriggio di una domenica di metà gennaio. Teresa non risponde messaggi né alle chiamate. Anche Massimo è irraggiungibile. Così, allarmata per questo vuoto, la figlia li raggiunge nella villetta di proprietà in contrada Santa Lucia dove immaginava di trovarli. Siamo in pieno agro tranese, tra cave attive e dismesse, in una traversa di via Duchessa d’Andria. Una tragedia rigata di sangue e di rabbia: Teresa Di Tondo, 44 anni, è stata ritrovata riversa sul pavimento all’interno dell’abitazione, con quattro ferite d’arma da taglio alle spalle. Massimo Petrelli, compagno della donna, 52 anni, è stato ritrovato senza vita all’esterno della casetta, nella campagna di pertinenza della villa.
I carabinieri arrivano sul posto appena allertati, entrano nell’appartamento e decidono subito di blindare l’area, bloccando la viabilità nella stradina. Non c’è spazio per l’idea di salvare nessuno dei due, sono ormai esanimi. Teresa collaborava con una cooperativa appaltatrice del servizio Ade, di assistenza specialistica, era educatrice presso la scuola Baldassarre. Una donna solare, mamma dolcissima, come la ricordano tutti. Massimo lavorava nel settore marmi, in passato ha collaborato con un’emittente radiofonica locale.
Gli inquirenti cercano l’arma o lo strumento con il quale è stata colpita più volte e mortalmente Teresa, per decifrare quanto avvenuto. L’ipotesi più forte è quella dell’omicidio-suicidio, per ragioni di cui al momento non è possibile sapere nulla. L’unica certezza è quella del dolore immenso che la comunità sta vivendo. “Non possiamo restare a guardare”, scrive il sacerdote della parrocchia Spirito Santo di Trani, “dobbiamo parlarci, accompagnare, ascoltare, senza vergogna. Dobbiamo farci prossimi. Per forza”. Sul gruppo Facebook del centro anti-violenza Save c’è un solo messaggio: “Immenso dolore”. Lo stesso che prova l’intera comunità.