Nell'ambito del progetto "Vivi le Istituzioni" dell'Istituto Professionale per i Servizi di Enogastronomia e di Ospitalità Alberghiera e dell'Istituto Tecnico Economico "G. Salvemini" di Fasano, gli alunni delle classi quinta sezione A (ITET) e quarta sezione C e quinta sezione C (IPSEOA) hanno visitato il Carcere di Trani. La dirigente scolastica dell'I.I.S.S. "Salvemini" di Fasano, Rosanna Cirasino, i docenti accompagnatori Mina Piccoli, Giuseppe Montanaro, Dora Tagliente e Angela Cupertino e gli alunni sono stati ricevuti con la massima cordialità dal personale in servizio al carcere di Trani. Il vice comandante Ruggiero e la dott.ssa Pellegrini hanno presentato la struttura e il suo funzionamento: numero, tipologia di reati ed età dei detenuti (300 circa), tra i quali ci sono molti rumeni e albanesi.
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«Gli studenti – dice la dirigente scolastica dell'I.I.S.S. "Salvemini" di Fasano, Rosanna Cirasino – hanno visitato la struttura carceraria, distinta in zona Blu, dove ci sono i detenuti in attesa di processo, e sezione Italia, dove invece ci sono i condannati a un massimo di 5 anni di reclusione. La casa circondariale – prosegue la dirigente Cirasino – ospita tre aule per garantire ai detenuti l'istruzione obbligatoria. All'interno della stessa c'è il Tarallificio Campo dei Miracoli, gestito dai detenuti. Abbiamo assaggiato e apprezzato i taralli al pepe che sono commercializzati nel Nord Italia. La cucina, inoltre, è gestita da uno chef e 4 detenuti che provvedono ai pasti. L'alimentazione è a norma ed è seguita dai dietologi».
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Un'esperienza, dunque, altamente formativa per gli studenti del "Salvemini" di Fasano, che hanno potuto seguire una simulazione d'intervento da parte della Polizia Penitenziaria. «Questa simulazione – aggiunge la dirigente Cirasino – ha permesso agli studenti di apprendere come si può controllare la forza di sovrasterzo e sottosterzo delle auto in caso di inseguimento. C'è stata anche una simulazione d'intervento con le armi, sempre da parte del personale in servizio al carcere di Trani. E per finire gli studenti hanno assistito alla simulazione d'intervento delle unità cinofile per individuare la presenza di sostanze stupefacenti. L'esperienza è risultata forte, emozionante e molto educativa – conclude la dirigente Cirasino – e ha spinto gli studenti a riflettere sulle necessità di evitare di commettere un errore che, a volte, diventa irrimediabile; a riflettere sul valore della dignità umana che deve essere sempre rispettata in qualsiasi luogo».
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«Il modo giusto per parlare del carcere ai ragazzi – dice la professoressa Dora Tagliente dell'Ipseoa "Salvemini" di Fasano – era quello di parlare della vita in cella. Non di qualcosa di astratto che potesse essere troppo lontano dal mondo degli adolescenti. Mettendo di fronte a loro una storia, invece, si mostra loro che il carcere è fatto da persone. E che queste persone hanno il diritto di riscattarsi, di rifarsi una vita e di far tesoro degli errori commessi. Credo si sia riusciti nell'intento di togliere la distanza che c’è tra il carcere e il “mondo là fuori”: all'uscita dal penitenziario, se la fisiognomica non inganna, le facce dei ragazzi hanno lasciato trapelare che l'obiettivo prefissato è stato centrato».
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