Il team di ricercatori dell’Unità operativa semplice ‘Terapie Innovative Integrate con le Tecnologie Biomolecolari’, afferente all’Unità operativa complessa di Ematologia con Trapianto dell’Università di Bari, diretta dalla professoressa Giorgina Specchia e coordinato dal dottor Francesco Albano, ha scoperto un nuovo test. Un esame in grado di migliorare la vita del paziente affetto da Leucemia Mieloide Cronica, un test diagnostico che – in base alle singole caratteristiche diagnostiche tumorali – permette l’individuazione della singola cellula leucemica e potrà “dire” in anticipo quando la malattia non è più presente.
Un risultato raggiunto anche da un pezzettino di Trani. Nel team, infatti, c’è una tranese: Luciana Impera. Ricercatrice in questo laboratorio dal 2011, pendolare da oltre 10 anni, condivide ogni giorno con altri colleghi in un team che copre una fascia d’età abbastanza ampia (29-50 anni) un lavoro silenzioso e incessante. Donne e uomini che vivono il precariato con gli occhi puntati al futuro della sanità nonostante le incertezze. Ad oggi, il sostegno economico di quasi tutto il team è dovuto all’Associazione Italiana contro le Leucemie. Borse, assegni di ricerca, frutto di una presenza costante sul territorio con iniziative di solidarietà.
La rivoluzione di questo test in cosa consiste? «Potrebbe permettere al paziente di veder migliorata la propria qualità di vita. Il test è molto sensibile – ci dice Luciana – e permette il monitoraggio della malattia residua. In poche parole potrebbe permettere di scoprire in anticipo quali siano i pazienti candidati alla sospensione del farmaco». In Puglia ogni anno si registrano circa 60-70 nuovi casi all’anno.
Luciana Impera è coautrice di questo progetto di ricerca. «Sono state utilizzate tecnologie d’avanguardia che hanno permesso di lavorare in maniera mirata su questa malattia, è un test che non richiede costi esorbitanti», ci dice la ricercatrice tranese che quasi avrebbe preferito che di lei non si parlasse. I risultati della ricerca, portata avanti dal 2014, sono stati pubblicati sulla rivista internazionale Oncotarget. Ora la sfida è quella di provare a valutare la validità del test su altre malattie oncoematologiche.